Inizia la conferenza stampa e Roberto Vecchioni, gentile e sorridente,arriva nella sala dell’Università degli Studi di Teramo, già gremita di giornalisti in sua attesa. Si offre alle domande dei presenti e risponde, con grande serenità. Disponibilissimo al dialogo, firma autografi e si fa scattare foto a volontà da tutti i presenti. L’impressione è quella di avere davanti una persona normale, “semplice”, ma forse è quella stessa semplicità che lo rende un così grande artista.
Qual è la forma di comunicazione che più le piace? Insegnare? Cantare? O
scrivere racconti?
No, scrivere racconti non è il modo di comunicare che più mi piace. Amo la
sintesi dell’idea, la costruzione delle parole, e tutto questo sta perfettamente nei 3
o 4 minuti di durata di una canzone. Mi piace molto anche insegnare l’evoluzione
della storia, delle cose intorno a noi. A cosa serve leggere, imparare e far
rimanere tutto per sè? Bisogna riferire l’amore per le cose. Riferire l’amore è il
senso della vita.
Quanto è importante una preparazione ad ampio raggio rispetto alle
specializzazioni settoriali ora tanto in vigore?
Siamo ad un bivio in Italia, da una parte le materie umanistiche, dall’altra quelle
scientifiche. La pressione della globalizzazione, la rapidità della cognizione
scientifica, le famose tre I (internet inglese impresa) impongono dei ritimi serrati.
Ma secondo me bisogna imparare come agire sugli oggetti e sulle cose. Troppo
spesso dimentichiamo di chiederci “perché”. Si chiude una fabbrica senza sapere
il perché, avvengono senza sapere il perché. Bisogna avere una visione
d’insieme, conoscere la storia, vedere il bello che ci rasserena in ogni oggetto.
Sappiamo che lei ha insegnato al liceo, cosa ne pensa del boom delle
enciclopedie allegate ai quotidiani, della distribuzione dell’arte, della storia
e dei colossal in edicola? E’ solo un’operazione di marketing?
Quanta gente prende questi libri senza nemmeno leggerli! Ora si sono moltiplicati
i mezzi di cultura. Tutto ciò procede di pari passo con l’attitudine sempre più
diffusa a moltiplicare gli oggetti di consumo spicciolo. Ora, insieme a questi, si
moltiplica anche il consumo di oggetti intellettuali. Nel pratico non ci sono grandi
risultati. I dischetti e i cd rom hanno impoverito moltissimo il mercato. Da soli,
senza una massiccia pubblicità, forse non avrebbero avuto nessuna possibilità di
vendita. Si allegavano ai giornali i 33 giri tempo fa, quando ormai stavano
finendo, poi lo si è fatto con le cassette. L’industria del ragiona con furbizia!
Cosa le hanno detto di Teramo e dei teramani?
Assolutamente nulla! Scoprirò tutto io! Di Teramo conosco soprattutto la costa,
dove ho tenuto numerosi concerti. Non mi piacciono i posti di moda, ma mi
piacciono i luoghi raccolti come Teramo, dove c’è poca gente, dove si può giocare a carte, a bocce e parlare di cose semplici. A Teramo ho poi svariati
amici, tra cui Sabatino Marziano, grande compagno in tempi ancora non
sospetti…
La sua esperienza in Africa come l’ha vissuta?
Avevo subito di un’involuzione nella mia vita, pensavo di non saper più fare né
dire nulla. Era un momento di grande depressione per me. Ma la depressione,
come dicono notevoli professionisti, non è un male che vuole uccidere. Ci dice
che si sta sbagliando qualcosa, che si deve cambiare. Io non conoscevo quei
posti e ho vissuto da solo in una casetta non mondana, lontana dalle spiagge
affollate. Mi sono ritrovato in un posto con poche persone che pescavano di
notte, ed io con loro, e ho riscoperto molte cose essenziali della vita. E’ troppo
superficiale il mondo occidentale. Niente è importante. Tutto è mutabile. Ma
vivere è amare, comprendere, compenetrare. Non è facile comprendere e
imparare a farlo.
Ai suoi studenti insegnerà anche queste cose?
Tenterò di insegnare a loro, come ho già fatto all’università di Torino, la storia
precisa della letteratura in musica. Quando e in che modo la letteratura è entrata
nella canzone. E’ un iter lunghissimo, che va dai greci fino ai giorni nostri. Il
linguaggio nella canzone ha subito continue trasformazioni, da colto, a semplice,
a esagerato. La canzone dev’essere poetica, semplice, gustabile.
Cosa ne pensa di internet come mezzo di comunicazione?
Tutto il bene possibile, Nessuno di noi tende a rendersene conto ma internet
doveva arrivare, come la luce, come il telefono. Internet da solo ci dà i “perché”
ma non i “che”. Quelli ce li dà l’umanesimo, e l’umanesimo dobbiamo mettercelo
noi. L’unica mia paura è che internet sia usato male, in maniera non pulita. Si
capisce cosa intendo… E’ una risorsa così libera che tutti ci si possono ficcare
dentro. Potrebbe essere un gran mezzo di comunicazione se non ci fosse questa
complicazione.
Oggi, a Teramo, è la festa dello studente? Se trasformiamo gli studenti in
soldati, è “Samarcanda” anche per loro?
No, questo posto per gli studenti non è la fine. E’ navigare per trovare cose forti,
per crearsi un futuro. Un alba, non un tramonto.
Nell’università di Teramo c’è grande attenzione per lo sport? Cosa
comunica secondo lei lo sport?
Lo sport è uno strano ibrido, anche a livelli dilettanteschi ora è pieno di soldi e
droga. Ma lo sport, soprattutto amatoriale, è la seconda metà della nostra
esistenza. Una metà è l’uomo, l’altra è la mente. E’ bello correre, ma è bello
ancor di più fare sport di gruppo, insegna l’etica nei comportamenti, insegna il
rispettare l’avversario, insegna ad arrabbiarsi, in maniera sana… E’
importantissimo per i ragazzi, dà molte regole non scritte, ma regole lo stesso
importanti. Ci vuole una quadratura nella vita, e una grande cavalleria che solo lo
sport può insegnare.
Cosa le piace dell’Abruzzo?
La semplicità, la tranquillità, la simpatia della gente e lo spirito della gente. In
Abruzzo ci sono grandi lavoratori, ma con caratteri gentili.
Finita l’intervista Roberto Vecchioni ringrazia tutti e va via, seminando sorrisi e abbracci con le persone intorno. A chi lo ha definito un grande artista lui risponde
di sentirsi “solo un uomo”, ma quest’uomo ha un’infinità di emozioni da dare. Lo
ho dimostrato durante il concerto conclusivo della manifestazione “Pergamene in
concerto”, dove ha tenuto con il fiato sospeso una nutrita platea sulle note dei
suoi grandi successi come “Samarcanda” e “Luci a San Siro”, e con brani estratti
dal suo ultimo album “Rotary Club of Malindi” e lo dimostrerà brillantemente nella
prossima primavera, quando insegnerà agli studenti di Scienze della
Comunicazione una materia interessante ed innovativa, “Forme di poesie in
musica”.
Autore: Luisa Ferretti
24/10/2004